Cosa dice di noi al mondo il nostro volto? Come ci poniamo di fronte all’altro e come osserviamo il volto dell’altro, con quali lenti? Col vis-a-vis abbiamo perso dimestichezza e, forse, la colpa non è tutta delle mascherine “Il giudice giudica dalle prove, non dalle facce”. In una scena della fiction Mare Fuori (sono in ritardo, la sto guardando su Netflix), il comandante del carcere minorile di Napoli risponde così alla guardia che tenta di perorare l’innocenza di un ragazzo, appellandosi alle fattezze del suo volto. Chi ha lineamenti così acerbi e delicati non può agire un delitto tanto grave.  Il comandante ribatte con la battuta d’aperturaLeggi altro →

Preoccupazione e inquietudine ci accompagnano sempre e da sempre, ma tendiamo ad associarle a qualcosa di concreto: ci preoccupiamo per il futuro, la salute, i soldi, i figli o di tutto quello che viviamo in quel momento. Che ci sia un altro modo per vivere il quotidiano? A volte accade che a esser seduti su una montagna non si abbia la consapevolezza di essere seduti così in alto, a volte le cose più importanti ci sfuggono di mano e andiamo a rincorrere il vento. Spesso, parlando con persone, amici, colleghi, gente alla fermata del tram si respira un’aria di curiosa inquietudine: “Ha sentito, signora, diLeggi altro →

Se è vero che “il sonno della ragione genera mostri e che un mondo dove vigila la ragione può funzionare bene, vale la pena guardare anche lì, dove forse c’è il mostro e dove si deraglia dal tracciato. Perché proprio lì c’è molto da vivere e scoprire Un uomo seduto con la testa fra le mani, chino su una lapide che sembra dormire. Dietro di lui si levano minacciosi gruppi di pipistrelli neri. Titolo dell’opera: “Il sonno della ragione genera mostri”.  È la celebre tavola di Francisco Goya, lì ad indicare il pericolo del lato oscuro di ognuno di noi.  Bella parola, “ragione”, sempre lì prontaLeggi altro →

Il rischio è che questa comprensione porti poi all’idea della normalizzazione. Di far rientrare nei binari quello che a parer nostro ha deviato. Ma integrare la diversità vuole dire farla rimanere tale, trovare uno spazio nel quale possa permanere in virtù della sua differenza, continuare a stimolare, scandalizzare con il suo essere altro Avvertenza: Il contenuto di questo articolo può destabilizzare, è consigliata la lettura al riparo dal sole o da altri fattori stressanti.  “Solo una mente educata può capire un pensiero diverso dal suo senza la necessità di accettarlo”; la prima volta che ho letto questa frase di Aristotele ho pensato prima che siLeggi altro →

Cancellare l’errore significa forse non prenderne veramente coscienza, mentre l’apprendimento è – in quanto tale – fatto di inciampi. Perché è così difficile nella nostra società accettare l’errore o tollerare il fallimento? Quali sono le conseguenze, a volte tragiche, di questa stortura e quali, invece, le radici nell’infanzia? Non ho mai sopportato, da quando la mia prima figlia frequentava le scuole primarie, le penne cancellabili. E anche oggi, che tocca al mio secondo, mal le tollero. E non è solo una questione di costi, anche se questa magica penna può arrivare a costare 7 volte tanto una più onesta e modesta biro. Ma no, nonLeggi altro →

Essere donne con potere: cosa vuol dire? “A tutte le ragazze, a tutte le donne. Sognate con grande ambizione, guidate con cognizione, guardatevi in un modo in cui gli altri potrebbero non vedervi.” Kamala Harris, primo discorso da vice presidente degli Stati Uniti d’America, Novembre 2020 Forse, come me, vi state chiedendo: e io? Quanto in grande sto sognando? Quante volte mi guardo con il mio sguardo migliore? Vi racconto una storia. Evelyne Afaawua. Nasce in Francia, cresce in Brianza e ha origini Ganesi. Mossa dalla voglia di riscatto e da un’indiscutibile determinazione, lavora sodo per mantenersi gli studi in Bocconi che la mamma nonLeggi altro →

Quando si affaccia la fatica di vivere la chiave è il cambiare direzione, volgere lo sguardo altrove. Per ritrovare il (proprio) senso Una ripartenza difficile questa dopo l’estate. Almeno è quello che mi sembra di cogliere nelle parole delle persone che seguo, soprattutto giovanissimi. La narrazione ruota intorno alla fatica di vivere, al non sentire più un senso nelle cose che si fanno tutti i giorni (formarsi, studiare, imparare, relazionarsi). In alcuni casi, aleggia il fantasma di farla finita. Parole dure da ascoltare. Stati d’animo da custodire. Ripensando al senso del mio lavoro, anche di fronte a questi pensieri che trovano voce nello spazio diLeggi altro →

Una crisi d’angoscia, la richiesta di un ricovero e la risposta – distratta – del sistema. Cosa significa valutare un sintomo? Cosa succede a una persona che soffre e sente di non essere presa sul serio? L’altra sera un ragazzo che seguiamo con la Fondazione ha chiamato l’operatore che ha come riferimento perché stava male: Marco (il nome è di fantasia) era angosciato, uno stato di angoscia importante che non riusciva a gestire, ha chiesto di essere ricoverato perché consapevole di avere bisogno di un contenimento importante. Erano le 23, insieme all’operatore vanno al pronto soccorso e aspettano che venga chiamato il medico psichiatra reperibileLeggi altro →