Quanto è difficile trovare la propria passione? E che succede se, invece, si incontra il vuoto? Quanto, nelle generazioni di adolescenti e post-adolescenti l’ansia di riempire questo vuoto può far deragliare. E gli adulti, in questo, non sono affatto dei semplici osservatori
– Cosa desideri?
– Fare tanti soldi.
– Ok, ma cosa ti piacerebbe diventare?
– Un imprenditore.
– Un imprenditore di cosa?
– Non lo so, mi basta essere alla guida di un’azienda, non voglio lavorare come dipendente.
Termina così, in un nulla di concreto, il botta e risposta tra me e un giovane ventenne, indeciso sulla scelta universitaria. Del desiderio, della passione nessuna traccia: al loro posto solo l’idea generica e vaga di raggiungere una stabilità economica che permetta di mantenere comodamente sé e la propria famiglia.
Nel vuoto che lasciano queste affermazioni, non trovo in un primo momento appigli per proseguire. Rimango disarmata: un futuro visto da lì, da quei vent’anni, deve sembrare davvero senza senso e spaventoso. Provo a semplificare.
– C’è qualcosa che ti piace, una materia a scuola che ti ha appassionato?
– No, niente di particolare… ci sono, però, quelle materie inutili come filosofia o psicologia, quelle proprio le scarto in partenza, perché non si va da nessuna parte.
Si ferma, mi guarda, forse ha capito di aver fatto una gaffe: “con tutto il rispetto” mi dice, con un pizzico di insolenza.
Sorrido. E mi convinco che sia la paura a parlare, la paura soprattutto di non avere niente da dire, nient’altro da aggiungere, il terrore di restare indietro, di sbagliare strada, di essere tagliati fuori e dimenticati, di dover ricominciare tutto da capo e di buttare via gli anni, senza che sia più possibile recuperare il tempo perduto.
È così che per un terribile paradosso quel “nulla da dire” diventa protagonista di qualche video sul web, applaudito da una platea numerosa, che contribuisce, con grossolana semplicità, a creare falsi miti, false certezze. Allora spingere il piede sull’acceleratore diventa facile, nella convinzione onnipotente di poter controllare se stesso e gli altri. Fino a quando, a un certo punto, la strada presa è sbagliata sul serio, irrimediabilmente spezzate le vite, buttati gli anni.
C’è una responsabilità adulta in tutto questo? A mio avviso si. Un adulto assente, o, peggio ancora, compiacente, incapace di porre limiti, di dialogare, o almeno di ascoltare e comprendere, spesso preso nelle maglie di una propria insoddisfazione, intento a guardare l’erba del vicino, per cogliere se è migliore della propria. “Ci siamo dentro tutti”, per dirla con Matteo Lancini, psicoterapeuta presidente del Minotauro di Milano:
Abbiamo contribuito a costruire una società basata sulla popolarità, sui like, sulla competizione (purché si vinca) e sulla spinta a gesti estremi, vuoti di senso.
Non riesco a togliermi dalla testa l’immagine di quel papà – così mi racconta un giovanissimo sportivo che seguo da qualche tempo – che alla vittoria del proprio figlio attraversa l’intero campo di gioco solo per dire al mio giovane cliente “finalmente mio figlio ti ha battuto!”. Forse dovremmo sforzarci di comprendere che un intervento del genere non aiuta i nostri figli a riconoscere l’altro, il grande assente di tutta questa storia. Affaccendati come siamo a guardarci l’ombelico, abbiamo perso di vista gli altri, buoni solo a farci guadagnare fatui consensi, avversari da umiliare, nemici da sconfiggere.
L’Altro, proprio come il desiderio, è diventato generico e vago e quando è fonte di ispirazione, lo è perché ha creato un piccolo impero usando le dinamiche perverse del web e del marketing.
A proposito dell’altro: mi arriva fra le mani il libro prezioso di Mariangela Gualtieri, scrittrice che ha fatto della poesia la sua professione (poesia che, ancor meno della filosofia e della psicologia, è utile a fare i soldi) e che ha dedicato alla figura di Caino, il fratricida, un intenso testo di teatro.
In questi giorni ho ripensato a lui, a Caino che ci mette in guardia, perché è portatore di una profezia che forse dovremmo tener presente.
“La profezia è questa: calpesterai ciò che ami. […] ti butterai in un agire furioso fino alla rovina. […] Io vivo adesso / dentro ogni umano, e lo strattono / fino all’insolenza, fino al delitto / a volte”.
(Caino, Mariangela Gualtieri, Einaudi).
già pubblicato su @fuoritestata