La parola dell’esperto
Commento di Massimo Buratti, psicologo supervisore delle Comunità Lighea, Fondazione Lighea Onlus
Abbiamo letto con attenzione i dati della ricerca e, oltre a condividere le riflessioni di Zabaione, vorremmo sottolineare alcuni aspetti di rilevanza psicologica che possono chiarire, almeno in parte, le differenze di percezione rilevate.
In prima istanza, a nostro modo di vedere, la notevole differenza tra la visione del futuro dei giovani di oggi e di quelli del campione di riferimento (genitori di 50 anni circa) può essere amplificata da un effetto definito da molti come euristica dei bei tempi, ovvero la nostalgica sensazione che il passato per molti di noi ci abbia visto più gloriosi e pieni di vita di come siamo stati nella realtà. Basterebbe recuperare alcuni diari o pensieri del tempo, non contaminati dalla rielaborazione mnestica, per vedere che forse anche i cinquantenni di oggi un tempo non erano così ottimisti. A fare la differenza sarebbe dunque più la percezione del vigore perduto a discapito dell’oggettività del ricordo.
Un altro dato che ci sembra importante rilevare è il senso di maggior sicurezza di sé che sembrerebbe contraddistinguere i giovani del passato rispetto a quelli oggi. A nostro modo di vedere questo, che è un aspetto che si pone in discontinuità rispetto alle due generazioni, può trovare ragione nella maggior percezione di perdita che oggi incrina la visione del futuro. Non dobbiamo dimenticare che è di tutta evidenza il fatto che le nuove generazioni e quelle del prossimo futuro potrebbero dover affrontare sfide importanti che proprio nella sicurezza e nella identità vedranno i temi caldi.
Questa minore spinta propulsiva può anche essere letta, a nostro modo di vedere, come una difficoltà ad affrontare la sfida del confronto con una generazione precedente che sembrerebbe aver avuto pari opportunità se non addirittura migliori e che, rispetto alle passate generazioni, si pone in una dimensione più dialettica e accogliente rispetto alla rigidità confrontativa di prima. Ne emerge da parte del giovane adulto una figura che potrebbe essere meno preparata al confronto duro del debutto nel mondo dell’adultità, in qualche modo indebolita da una minore confidenza con il dolore, la rabbia e la frustrazione. Genitori dunque difficili da superare simbolicamente, da un lato, e forse troppo accoglienti e comprensivi nel preparare il giovane alla sfida per la crescita e al debutto nel mondo degli adulti.
®️già pubblicato su: www.fuoritestata.it