Cosa sappiamo della complessità? Giorgio Parisi, vincitore del Nobel per la fisica 2021 proprio per “i contributi innovativi alla comprensione dei sistemi fisici complessi”, ci dice subito che la complessità è “un modo di vedere le cose”. Già l’apertura dell’intervista è una dichiarazione di intenti. Lo scienziato non spiega, né declina un concetto. In altre parole, non definisce e non delimita. Preferisce consegnarci l’immagine della visione, che per sua natura si adatta: nella messa a fuoco, nel cambio di angolatura, nell’allargamento del campo, che può scegliere di includere porzioni di realtà sacrificate a un primo sguardo e accogliere così anche ciò che spiazza. Leggere la complessità,Leggi altro →

Come è possibile che s’instauri un rapporto di familiarità con una persona mai incontrata? L’abbraccio alla grande artista ha unito tutta Italia, come fosse scomparsa un’amica o una parente. Cosa ci dice questo rispetto all’economia delle nostre relazioni? Gran parte della popolazione italiana si è ricompattata da Trieste in giù alla notizia della scomparsa di Raffaella Carrà. Io ho saputo grazie a un messaggio. “E’ morta la Carrà. Mi dispiace”. Subito è resuscitata una scena: mia sorella in salotto a tre anni, mentre osa le mosse di uno dei balletti più celebri “rubato” alla soubrette, agita i ricci neri e nella palla di vetro del suo futuroLeggi altro →

“Se volete un lavoro ben fatto in tempi celeri e in modo organizzato, incaricate del compito il collaboratore con il più alto carico di lavoro”, cosi Camillo Benso Conte di Cavour nei suoi diari in merito alla ristrutturazione di quella che sarebbe poi diventata la pubblica amministrazione. Certo a leggerlo sembra essere un pensiero paradossale nel senso etimologico, ovvero che sovverte il pensiero comune (doxa).  Come può la persona più affaccendata ed occupata essere la più indicata? Il “tessitore” (così lo chiamavano) invece propone uno sguardo più attento, la persona che da sempre lavora molto, innanzitutto esprime passione ed interesse per quello che fa, ovveroLeggi altro →

La divisione di campo tra “buoni” (quelli che si vaccinano) e “cattivi” (la minoranza che non lo fa o quelli che, facendolo, avanzano dei dubbi) non giova a nessuno. Anzi, mi pare condivida la stessa debolezza di chi pretende la soluzione perfetta Ce l’hai il green pass? È sornione il tono del collega, mentre attendiamo di essere ammessi a un evento. Rispondo divertita, ma sotto le parole ribolle una riflessione di altro segno.  Premetto che sono vaccinata, sostengo i vaccini e riconosco tutta la gravità della pandemia. Pure, coltivo più di un dubbio a proposito di come si sta affrontando l’onda lunga del Covid. StoLeggi altro →

Andare o restare. La vita e la storia pongono spesso di fronte a un bivio. Si può andare per disaccordo, paura, desiderio di puntare altrove la freccia dei propri obiettivi, consapevolezza di aver chiuso un cerchio o una stagione dell’esistenza. Si può restare per inerzia o coraggio, fedeltà o viltà, adesione convinta (all’esperienza, a un’idea, a un amore) oppure semplice abitudine. Non sempre siamo consci della scelta che compiamo, ma scegliamo comunque, anche quando ci sembra di non scegliere. Il filmato ce lo ricorda, mentre smonta gli alibi e ci dice forte e chiaro che ogni decisione implica il prendere posizione. Qui, un magnifico Morgan Freeman neiLeggi altro →

Fare un passo indietro, lasciare un ruolo professionale o sociale, e godersi l’atterraggio… Felicità, dea sfuggente, inafferrabile, presenza sempre temporanea: vi proponiamo il secondo contributo sul tema, dopo l’articolo del nostro amico Juaquin Otuvas. E noi che pensiamo la felicità come un’ascesa, avremmo l’emozione che quasi ci smarrisce di quando cosa ch’è felice, cade.” (Rainer Maria Rilke)  Molto prima che Fuori Testata chiedesse contributi sulla felicità avevo scelto la chiusa della X Elegia di Rilke come commento (più eretico che poetico, ahimé) al mio profilo di WhatsApp. Povero Rilke: lui opponeva il sussurro della lirica al fragore della tecnica e io saccheggio i versi del suo capolavoro per incastrarli inLeggi altro →

L’invito è quello di distruggere le nostre regole per fermarci a contemplare la vita e tornare a stupirci Vi capita mai di sentirvi come criceti nella ruota? Alla ricerca del vostro star bene, della serenità e di qualche certezza in un mondo che, continuamente, destabilizza. Forse, tutto nasce da qualcosa che abbiamo scordato di saper fare: meravigliarci. Ho mangiato me stesso per tornare a meravigliarmi. Questo il messaggio forte e chiaro di un ex detenuto del carcere minorile di Nisida che nel podcast “I ragazzi di Nisida”, curato da Il Sole 24 Ore, racconta il suo ritorno a Scampia in occasione della demolizione di quella VelaLeggi altro →