Come si affronta e come si è affrontata nei secoli che ci hanno preceduto? Quando è successo che da fatto della vita è diventata malattia da curare? Avere a che fare con la sofferenza non è una scelta, ma il come farlo, come trattarla e considerarla, dipende da noi Nel corso del tempo lo abbiamo chiamato in mille modi: male di vivere, dolore, melanconia, nostalgia, acedia… La fatica di stare al mondo arriva dalla notte dei tempi, da quando l’uomo comprende che il vivere e il morire non sono semplicemente legati ai fatti del mondo. Allo stesso modo in cui i bambini piccoli a unLeggi altro →

La forza ha a che fare con la violenza? E la rabbia come la gestiamo? La strada per comprendere quello che la mente a volte rifiuta di guardare resta quella del maneggiare, del gestire, dell’avere sempre a che fare con quella parte di noi che meno conosciamo, che più vorremmo nascondere. E alla quale fatichiamo a dare un nome «Opporre alla ragione della forza, la forza della ragione». Mi risuona questa frase, sentita nella mia Valsesia in riferimento alla seconda guerra mondiale e alla lotta di resistenza partigiana. Quello che appare come un gradevole gioco di parole rimanda a due aspetti fondamentali: se alla ragioneLeggi altro →

Le strettoie della mente, quelle che a volte noi stessi costruiamo, sono quelle più difficili da cui liberarsi. Trappole che ci bloccano, impedendoci di vivere una vita piena e creativa. Per superarle, a volte, serve cambiare il punto di osservazione e uscire dal seminato Racconta il filosofo: le vecchie trappole per mosche erano costituite da una bottiglia con un collo molto lungo, che, largo all’imboccatura, si restringeva via via, sempre più. Le mosche si avventuravano facilmente all’interno della bottiglia ma, arrivate in fondo al collo stretto, rimanevano intrappolate. Questo accadeva perché «la stretta estremità inferiore, attraverso cui la mosca si era introdotta nella bottiglia, nonLeggi altro →

Ricordati chi sei: il difficile passaggio, raccogliere l’eredità dei padri e divenire ciò che siamo. in un tempo in cui abbiamo nascosto la fatica e la sofferenza della vita, prendere contatto con la naturalezza della morte e la fisiologica fatica dell’esistere può essere utile.Leggi altro →

Spesso siamo così presi dal controllare ogni movimento dei nostri figli, dal voler sapere ogni cosa della loro giovane vita, che finiamo col dimenticare che mentre noi guardiamo loro, loro guardano noi. Carl Gustav Jung prima e un geniale Franco Nembrini ora, ci ricordano che ciò che passa nella difficile azione di “tirar su” i figli, è l’esempio, ciò che loro osservano in noi.Leggi altro →

Un elogio della lentezza, che permette di entrare nelle cose, di farne esperienza piena, di scoprire la dignità e la bellezza di trovare noi stessi, di scoprire che in fondo andiamo bene così come siamo, inseguendo il modello che vediamo lentamente crescere in noi «Sbrigati! Non farti sempre aspettare!», «Sei lento, datti una mossa!». La mia infanzia è stata costellata da questo tipo di “inviti”, che sono diventati col tempo una specie di mantra e che, pian piano, come spesso accade con le cose di quando siamo piccoli, entrano dentro di noi in profondità, fino a farci sentire diversi, fino a convincerci che abbiamo qualcosaLeggi altro →