Un episodio accaduto a un’ospite di una delle comunità Lighea apre una riflessione importante: una persona con diagnosi psichiatrica ha il diritto di arrabbiarsi come chiunque altro se subisce un comportamento che giudica irrispettoso? Quanto continuiamo ancora oggi a definire una persona per la sua malattia, il tutto con una parte? Arriva una chiamata da una delle comunità: alle Poste una nostra paziente ha litigato con l’impiegata e sono intervenute le forze dell’ordine, si parla di un trattamento sanitario obbligatorio che poi non viene portato a termine. “Che cosa è successo?” chiedo alla giovane collega che mi spiega per filo e per segno l’accaduto. DopoLeggi altro →

Tra onnipotenza e ritiro, guardiamo alle oscillazioni e ai dubbi delle generazioni più giovani, da genitori o da professionisti della relazione d’aiuto. Ma siamo in grado di essere per loro quegli adulti “sufficientemente buoni” di cui hanno bisogno?  Vorrei essere invincibile. (…) Sono tutte le difficoltà che ho superato. In queste battute, pronunciate da una ragazza – che chiamerò Ginevra – in apertura e a conclusione di un percorso di crescita in gruppo, ho intravisto una crepa da cui traspare il malessere di tanti ragazzi e ragazze oggi e, insieme, la direzione di uscita. Da un lato c’è la proiezione di un’onnipotenza immaginata: ci diceLeggi altro →

Quando una vita appare soddisfacente e ricca, cosa vuol dire essersela meritata? Come consideriamo, allora, chi la vita l’ha vista deragliare o prendere vie disastrose? Se si considera la propria vita una catena di casualità che si incastrano, la prospettiva si ribalta Ho ben poche cose di cui posso lamentarmi. Ho una buona posizione sociale, ho una famiglia che mi sta accanto e che mi vuole bene, tanti amici coi quali chiacchiero, qualche amico con cui mi trovo molto e un paio di amici speciali, di quelli che ti cambiano la vita. Ho studiato cose che continuo a studiare e a volte persino capisco, hoLeggi altro →

Dare una forma e un senso al proprio dolore sembra sempre più difficile, in una società che con la morte e la sofferenza riesce sempre meno a fare i conti”. Una società che non accoglie il limite e la fatica connessa, che fa del dolore una vergogna e una colpa. Il perimetro è sicuro, abbiamo costruito steccati, recinti alti e a prova di lupo. All’interno le pecore sono al sicuro, stanno bene, si sentono invincibili. Poi, ci sono anche i cani che fanno la guardia e proteggono dall’esterno, danno indicazioni, prevengono comportamenti pericolosi… A volte, però, in modo inaspettato accade l’inevitabile, a volte il lupoLeggi altro →

Due salvataggi, due modi di affidarsi – completamente – per riprendere in mano la propria esistenza. In senso letterale, nella storia (vera ) del salvataggio di tredici ragazzi da una grotta, raccontata dal film “Tredici vite” e in senso metaforico, nel racconto di un percorso di psicanalisti e riscoperta di sé nel libro “Le parole per dirlo” Siamo nel 2018, in Thailandia, nella provincia di Chiang Rai. Dodici ragazzini e un giovane uomo sono tratti in salvo dal ventre di una montagna, da un gruppo di sommozzatori esperti. La lunga grotta in fondo alla quale si trovano, infatti, è stata sommersa dalle acque in pocheLeggi altro →

Ricorriamo alla ragione quando l’imprevedibile ci spaventa, quando le salite sono troppo faticose e le discese troppo ripide. Ma la ragione non può tutto e, in certi casi, può illuderci di poter stendere tutte le pieghe, ma è altro che ci servirà “Ma che film la vita, tutta una sorpresa. Attore, spettatore, tra gioia e dolore, tra il buio e il colore”. Cantavano così i Nomadi un po’ di anni fa. Anche loro, come tanti, a cercare di rendere conto degli alti e dei bassi, delle salite e delle discese del vivere. Mi ha sempre affascinato il saliscendi, l’imprevedibilità del vivere, quel brivido di perditaLeggi altro →

La fantasia, il sogno, la capacità di non prendersi troppo sul serio: e se fossero proprio queste le chiavi per comprendere al meglio se stessi e gli altri? E, forse, anche le chiavi per stare al meglio nella relazione d’aiuto “I bambini trovano tutto nel niente, gli adulti niente nel tutto”. Così il sublime Giacomo Leopardi descrive una delle caratteristiche più importanti della fanciullezza: la fantasia, il sogno a occhi aperti, i repentini sbalzi dell’umore, l’irrequietezza. Io da bambino ero un piemontese anomalo, che apparteneva a una famiglia altrettanto anomala; non era insolito infatti sentirci urlare, fare fracasso, cantare… tutte quelle condotte riprovevoli nella culturaLeggi altro →