L’intreccio delle mani è forse l’immagine più potente di quel contatto tra due persone che spezza la solitudine. A noi ricorda la regola aurea della relazione d’aiuto, che non è un “disporsi a fare” per l’altro, ma un modo di “essere con lui”: accanto alle sue paure, al fianco delle sue stanchezze, insieme ai suoi desideri e alle sue speranze. Leggi altro →

Vergogna: un’emozione molto intima, che secondo Carofiglio è in qualche modo simile alla capacità di provare dolore. Così come il dolore nel corpo è un segnale che qualcosa non va (una malattia, una tensione, un disturbo che colpisce il fisico), allo stesso modo la vergogna è un segnale che qualcosa non va, dal punto di vista morale. Un’emozione in grado, dunque, di allertare ciascuno in merito al proprio agire. Essere capaci di provare vergogna è, in definitiva, una salvaguardia per l’uomo, perché lo mette al riparo dall’oltrepassare i confini etici e morali, con leggerezza e superficialità. Leggi altro →

Quando Heidegger diceva che il linguaggio è la casa dell’essere e nella sua dimora abita l’uomo, non diceva forse, come fa Carofiglio in questo video, che la lingua dirige il sentire? Che le parole fanno di noi ciò che siamo? E che occorre, quindi, fare attenzione al linguaggio – all’uso che se ne fa – perché la lingua è uno strumento, in definitiva, molto potente. Attraverso l’esempio della lingua nel Terzo Reich, Carofiglio ci porta all’interno di una riflessione quanto mai attuale e invita a guardare con sospetto agli slogan, ai luoghi comuni, alle ripetizioni, che nella loro semplicità e vacuità portano con sé unLeggi altro →

Nella parola fragilità c’è la stessa radice da cui deriva il termine “frammento” e che dice la nostra essenza. Ciascuno di noi non è che una minuscola parte del tutto, una crepa da nulla nell’Universo delle possibilità. Possiamo cercare di nascondere questa ferita e cavalcare il tempo della forza come se non dovesse mai esaurirsi, oppure decidere di assumere la vulnerabilità che ci abita e, attraverso di lei, respirare l’infinito.Leggi altro →

Se un discorso ci sembra difficile non ci viene mai il dubbio che sia colpa della nostra incompetenza? Avvertenza: la lettura di questo articolo è riservata a tutti quelli che hanno tempo da perdere in riflessioni e meditazioni e sconsigliata a quelli che vanno di fretta.  «Il linguaggio è la casa dell’essere ed i suoi custodi sono i filosofi ed i poeti», così Martin Heidegger nella celebre Lettera su l’umanesimo, parola che suona come una indicazione sempre valida, un faro gettato nel buio della radura del senso.  Il filosofo sembra dunque dirci che il linguaggio non è solamente una modalità di comunicazione, un modo per farci capire. IlLeggi altro →

La sofferenza psichica può nascere dalla presunzione di avere diritto a una felicità senza ombre e senza deflessioni. Secondo Galimberti, questa aspettativa più o meno conoscia ha una radice cristiana e nasconderebbe hybris, ovvero l’ingenua tracotanza descritta dai Greci, un popolo serio ed educato al senso del limite. Dai Greci possiamo ricavare una formula, sia per godere nel tempo della gioia sia per contenere il male nel tempo del dolore.Leggi altro →

Prendere sul serio i bambini. Non dovremmo mai dimenticare questo precetto. Vale per le domande che ci rivolgono, ma anche per le conclusioni alle quali arrivano quando noi adulti non siamo in grado di soddisfare la loro sete di spiegarsi il mondo e di trovare un senso al proprio essere-nel-mondo. L’identità che i nostri figli costruiranno si gioca in questo spazio, che è uno spazio corale. Troppe volte ce ne dimentichiamo.Leggi altro →

Quando si nasce al proprio ruolo di genitori, educatori o – aggiungiamo noi – strumenti della relazione d’aiuto? La riflessione di Franco Nembrini suona scomoda, perché scavalca qualsiasi cedimento al protagonismo e allo zelo di chi si appresta a “fare”, nella presunzione di possedere le chiavi per il ben vivere dell’altro.Leggi altro →