Cineforum on line tra amici ai tempi del Covid. Gli amici sono quelli del Pozzo, un circolo di persone che fanno mestieri diversi e non si stancano di alimentare la cisterna delle idee. Alessandro e Giovanni, i cinefili del gruppo, hanno selezionato la pellicola: Lars e una ragazza tutta sua, lavoro datato 2007 con la regia di Craig Gillespie. Scelta sapiente per osservare il farsi della Cura nei territori scivolosi del disagio psichico. Ecco perché parliamo del film a distanza di diversi anni dalla sua uscita. La fragilità del protagonista è in primo piano. Lars (un insolitamente goffo Ryan Gosling), che ha perso la madre nascendo, accumula strati di vestitiLeggi altro →

Dov’è mia moglie? Cosa è successo? Perché sono solo? Domande semplici, ripetute a ritmo incalzante, finché i singoli interrogativi si confondono in un’unica invocazione disperata. Salvami e riportami a casa.  Sono passati mesi da quando ho affrontato in un’aula di formazione il tema del declino cognitivo, figura estrema della fragilità. Ora costeggio l’argomento senza il parabordo del ruolo professionale. Sono in visita a un centro diurno per anziani con deficit di memoria ed è questa domanda triplice – Dov’è X? Cosa è successo? Perché sono solo? – che più di ogni cosa impressiona la mia sensibilità, all’inizio. In lei mi sembra si cristallizzi l’atmosfera, come se tuttiLeggi altro →

Amy Winehouse canta in sottofondo, mentre raduno i pensieri per un progetto di counseling destinato ai giovani che hanno abbandonato la scuola. La voce di lei, in bilico tra graffio e carezza, intona “Back to black”, il suo brano più famoso. Se parafrasiamo il titolo di questo pezzo, possiamo tradurlo con “Indietro, nel buio” e il tutto suona come il canto del destino di Amy Winehouse. La sua vita è una stella che implode a poco a poco, fino a morire, a 28 anni. Sappiamo che certe persone nascono con una dotazione interiore nei confronti delle sfide della vita meno compatta e flessibile di quellaLeggi altro →

Ogni incontro ci chiama a prendere posizione. A ricordare che quando è in gioco l’umano, il campo non è mai neutro. Una fermata tra le più trafficate della linea rossa della metropolitana milanese. Tutte le mattine intorno alle 8.15, nei giorni in cui devo raggiungere lo studio professionale dove collaboro, incrocio una donna. Fatico ad attribuirle un’età. Infagottata in vestiti sempre scuri, un fazzoletto in testa, l’aria mite, è appoggiata al muro e sporge un braccio verso i viaggiatori feriali, con l’immancabile bicchiere di carta per la raccolta degli spiccioli. Non ha nessuna invadenza nel chiedere soldi. Sembra che nemmeno si aspetti l’offerta. Ogni tantoLeggi altro →