Non c’è solo la pazzia a spiegare quel che ci sembra incomprensibile, inaccettabile. Dare spazio alla comprensione ci permetterebbe di andare oltre le etichette, utili solo a placare le nostre paure “Hai saputo di P.? Si è licenziato!” “Davvero? Beh, certo, ultimamente stava male eh”. “Sì, era molto depresso”. Quante volte mi è capitato di intercettare discorsi di questo tipo: ad ogni accadere che si scosti da ciò che noi assumiamo come normalità, abbiamo subito pronta una strategia di oggettivazione dell’accaduto con un corollario di pronto intervento diagnostico-psicologico, che funziona da ansiolitico.  È una cosa su cui rifletto da molto tempo e che penso debbaLeggi altro →

Quando l’essere umano va in crisi non è come un bug, un errore di sistema da resettare. Non basta fare “spegni e riaccendi”, ma bisogna capire cosa dice, cosa comunica la crisi, da dove nasce e qual è il suo senso Marcello Malpighi, medico filosofo, uno che forse avremmo potuto mettere sul nostro Almamatto, uno dei tanti che venne sedotto dall’illusione del meccanismo, dell’ingranaggio, del dente saltato. Nel diciassettesimo secolo fonda una strana disciplina, la Iatromeccanica, in cui cerca di immaginare il corpo umano prima e poi, per estensione, anche i moti dell’anima come il prodotto di meccanismi, dai più elementari fino a quelli incredibilmente sofisticati.Leggi altro →

Perdere la certezza, accogliendo la dimensione della complessità, vuole dire entrare nel mondo della vita, rimanere nella meraviglia del sentire, nella vertigine del cadere che diventa esperienza di poter volare “Caffè o cappuccino? Prendo il caffè, più rapido, meno calorie… Però è acido, la mia gastrite ne risentirebbe, forse meglio il cappuccino, più dolce, morbido. Però ha più calorie, mi gonfia, poi la schiuma mi dà fastidio…”. Eccolo lì, eterno ritornante, come la peperonata, l’aglio e olio, si propone e si ripropone il vecchio ritornello del “se”, del “ma” e soprattutto del “però”. Dalle mie parti si chiama pensiero anancastico, una parolaccia per descrivere unLeggi altro →

“Se volete un lavoro ben fatto in tempi celeri e in modo organizzato, incaricate del compito il collaboratore con il più alto carico di lavoro”, cosi Camillo Benso Conte di Cavour nei suoi diari in merito alla ristrutturazione di quella che sarebbe poi diventata la pubblica amministrazione. Certo a leggerlo sembra essere un pensiero paradossale nel senso etimologico, ovvero che sovverte il pensiero comune (doxa).  Come può la persona più affaccendata ed occupata essere la più indicata? Il “tessitore” (così lo chiamavano) invece propone uno sguardo più attento, la persona che da sempre lavora molto, innanzitutto esprime passione ed interesse per quello che fa, ovveroLeggi altro →

E’ la dimensione passiva del sentire che apre alla possibilità di instaurare una vera relazione  Il linguaggio mi ha sempre affascinato, la heidegeriana “dimora dell’essere” mi ha sempre attratto, come se ci fosse sempre qualcosa che sfugge, qualcosa che non si riesce bene a spiegare. Questo sottrarsi continuo, questo saper attrarre e distrarre aprendo un caleidoscopio di  significati, da una lato ci lascia spesso frustrati ma, se abbiamo l’ardire e l’ardore di andare oltre, ci permette di accedere ad altri mondi, altri significati, altre dimore.  In fondo il nostro lavoro di “psico-qualcosa” consiste proprio in questo, nel cercare di entrare nel linguaggio dell’altro; ogni termine èLeggi altro →

Quanto accettiamo qualcosa che accade e che non dipende da noi? quante energie spendiamo a tentare di modificare ciò che non può esserlo e a negare quelle emozioni, spesso negative, che quella frustrazione ci provoca? Dopo più di un anno di chiusura ora sembra di tornare a vivere con le aperture, i vaccini in corso, le vacanze già fatte o da fare a breve. Cosa ha a che fare l’accettazione con le nostre vite in questo momento? E poi, accettare significa dimenticare?Leggi altro →

Da psicologo ecco il mio provocatorio contributo al problema dell’immunità di gregge “Ma voi che siete psicologi che cosa pensate di fare per chi non si vaccina, per quelli che sostengono esserci una dittatura sanitaria, una sperimentazione su larga scala di farmaci pericolosi?” “Ma voi che siete psicologi cosa pensate di fare per i giovani violenti che non tollerano le regole?”. Strano il nostro mestiere, inizialmente molti pensano che siamo tutti mezzi psico-qualcosa, che in fondo cosa ci vuole per capire cosa frulla nella teca cranica di chiunque; molti poi pretendono che tiriamo fuori dal cilindro il coniglio giusto per affrontare e risolvere, con laLeggi altro →