Due salvataggi, due modi di affidarsi – completamente – per riprendere in mano la propria esistenza. In senso letterale, nella storia (vera ) del salvataggio di tredici ragazzi da una grotta, raccontata dal film “Tredici vite” e in senso metaforico, nel racconto di un percorso di psicanalisti e riscoperta di sé nel libro “Le parole per dirlo” Siamo nel 2018, in Thailandia, nella provincia di Chiang Rai. Dodici ragazzini e un giovane uomo sono tratti in salvo dal ventre di una montagna, da un gruppo di sommozzatori esperti. La lunga grotta in fondo alla quale si trovano, infatti, è stata sommersa dalle acque in pocheLeggi altro →

Cancellare l’errore significa forse non prenderne veramente coscienza, mentre l’apprendimento è – in quanto tale – fatto di inciampi. Perché è così difficile nella nostra società accettare l’errore o tollerare il fallimento? Quali sono le conseguenze, a volte tragiche, di questa stortura e quali, invece, le radici nell’infanzia? Non ho mai sopportato, da quando la mia prima figlia frequentava le scuole primarie, le penne cancellabili. E anche oggi, che tocca al mio secondo, mal le tollero. E non è solo una questione di costi, anche se questa magica penna può arrivare a costare 7 volte tanto una più onesta e modesta biro. Ma no, nonLeggi altro →

Quando si affaccia la fatica di vivere la chiave è il cambiare direzione, volgere lo sguardo altrove. Per ritrovare il (proprio) senso Una ripartenza difficile questa dopo l’estate. Almeno è quello che mi sembra di cogliere nelle parole delle persone che seguo, soprattutto giovanissimi. La narrazione ruota intorno alla fatica di vivere, al non sentire più un senso nelle cose che si fanno tutti i giorni (formarsi, studiare, imparare, relazionarsi). In alcuni casi, aleggia il fantasma di farla finita. Parole dure da ascoltare. Stati d’animo da custodire. Ripensando al senso del mio lavoro, anche di fronte a questi pensieri che trovano voce nello spazio diLeggi altro →

Come fanno gli psicologi che tornano a casa a non essere sopraffatti e “appesantiti” dalle storie dei loro pazienti? Come fanno a dormire sereni dopo aver ascoltato storie di sofferenza e di fatica? La chiave è nella relazione, non fuori da essa  Diversi sono i luoghi comuni che si aggirano attorno alla mia professione (come del resto, immagino, a molte altre, se non a tutte), ma la domanda che più spesso mi sento rivolgere è: “Ma poi, la sera, quando torni a casa, non ti senti appesantita da tutte le storie che ascolti?”.  La sera… in alcuni casi, arrivano anche a chiedermi “ma come faiLeggi altro →

Una delle storie dell’Almamatto è quella della poetessa americana che a 25 anni decide di chiudersi nella casa del padre. Un isolamento volontario, il suo, che non le impedisce di scrivere le sue poesie straordinarie e intense. Un rifiuto del mondo esterno che ricorda quello di moltissimi adolescenti che decidono di chiudersi, escludendo dalla loro vita il dialogo con l’altro Una riflessione sulla follia delle donne nella storia, ha dato vita, qualche giorno fa, a un evento che ha visto protagonista l’Almamatto, nella splendida cornice dello Spazio Alda Merini di Milano. “Pazze geniali”, era questo il titolo della serata, ha riletto alcune biografie al femminile,Leggi altro →

La tendenza distruttiva, che può riguardare il mondo esterno o il mondo interno, è presente in ciascuno, più o meno consapevolmente, che ci piaccia o no. E va riconosciuta, tenuta d’occhio, ascoltata e non alimentata Germania, giorni nostri. Siamo in un liceo ed è la settimana dedicata all’approfondimento di un tema: il professor Rainer provoca i suoi studenti, chiedendo “un altro nazismo è possibile?”. La classe reagisce, il confronto si accende e tutto sommato, no, non sembra possibile: “Conosciamo le conseguenze” dice uno dei ragazzi. Una riflessione apparentemente innocua innesca un esperimento: in 7 giorni, il professore, come un leader sovrano, conduce i suoi studenti,Leggi altro →

Camille Claudel, Emmy Noether e Sylvia Plath, tre donne pazze, eccentriche e geniali nelle pagine dell’AlmaMatto Camille Claudel, la scultrice a cui viene riconosciuto il genio, ma a cui non spetta il successo. L’amante di, la sorella di. A 49 anni, sua madre la fa internare dopo averla sempre ostacolata, soprattutto a causa del suo amore per l’arte. Morirà trent’anni dopo in manicomio, violata, sola, privata di ogni libertà e agio, come lei stessa denuncerà nelle sue lettere. Se ha una colpa, pensa Camille, è di aver voluto vivere come desiderava. Emmy Noether, niente meno che la madre dell’algebra, deve assistere alle lezioni universitarie senzaLeggi altro →

In una metafora in cui estraneità e identità perdono i loro chiari confini perché l’una ha, in qualche misura, bisogno dell’altra, sembra di assistere al crollo di qualche certezza: chi è straniero? Cosa vuol dire identità? Ma soprattutto: la seconda ha senso senza la prima? L’Intruso è un piccolo libro autobiografico di Jean-Luc Nancy: quaranta pagine in cui il filosofo francese fa di una sua lunga e dolorosa esperienza, il trapianto di cuore, una metafora, che interroga e al tempo stesso fornisce possibili risposte. L’intruso – che oltre al concetto di estraneità introduce anche quello di “cacciar dentro” a forza – è proprio il cuore nuovo,Leggi altro →

Dopo tanti divieti la libertà, e con essa la scelta, portano con sé una vertigine che può condurre alla chiusura Il signor D. ha iniziato, mesi fa, con me un percorso di crescita personale online. Quando le misure di emergenza sanitaria si sono allentate, ci siamo visti nel mio studio: un appuntamento fisso, lo stesso giorno, la stessa ora. Il signor D. procedeva nel percorso, scoprendo di sé alcune cose, tentando di cambiare i consueti percorsi del pensiero, riflettendo sulle proprie dinamiche personali e interpersonali. Tre settimane fa, tuttavia, gli impegni di lavoro del Signor D. ci hanno costretti a tornare dietro uno schermo. DopoLeggi altro →