le anomalie nei sistemi complessi ricorrono con una incidenza spesso simile: ciò che scatena l’evento catastrofico è in realtà l’allinearsi di più anomalie.
Il ricercatore usa la metafora del groviera: il numero di bolle (buchi) presenti in una porzione di groviera dal punto di vista matematico ricorre con una certa regolarità, la distribuzione dei buchi è però stocastica (casuale). Per questo motivo in teoria può succedere che più buchi si allineino permettendo quindi di penetrare il formaggio senza toccarlo. L’evento catastrofico dunque non è causato dai singoli buchi ma da dal loro fatale allineamento».
Detta così sembra una suggestiva teoria e nulla più, in realtà a mio modo di vedere rappresenta, pensando a sistemi molto complessi, la sostanziale impossibilità nel predire eventi catastrofici.
Se si pensa a sistemi quali le aziende questa teoria ha dato e dà una serie di spunti interessanti per cercare di evitare l’allineamento delle anomalie; parlando della scienza psicologica invece tutto diventa davvero misteriosamente complicato.
Di fatto l’abilità di noi psicologi è quella di spiegare a posteriori fatti e comportamenti, dando loro significati e valori.
Questo aspetto della psicologia sorprende i non addetti ai lavori perché spesso nella folk psichology siamo investiti di un’aura di particolare potere al limite del vaticinio, rinforzata anche da tutte le serie televisive che mostrano pletore di profilers in grado di trovare il “soggetto ignoto” attraverso profili e comportamenti.
A essere onesti penso che la capacità di predizione della psicologia sia inferiore a quella di un buon astrologo. Almeno quest’ultimo spesso ci rassicura e tutto sommato costa di meno.
Il rapporto tra psicologo e cliente è un rapporto che si costruisce nel tempo, con il fluire emotivo delle sedute; quando la psicologia smette i panni dell’esperienza personale e intima e cerca di diventare scienza statistica, epidemiologica, crolla sotto il tentativo di guardare i grandi numeri e perde la sua natura originaria, consegnandosi alla superficialità dell’ovvio.
Allora tutti lì a ragionare su come si sarebbe potuto prevedere il delitto in prima pagina, su come sia pericoloso che persone emotivamente provate siano anche membri delle forze dell’ordine e possiedano armi. Come a dire che allo stato attuale tutte le altre persone sono assolutamente equilibrate e non rappresentano un rischio per loro stessi e per gli altri.
Essere depressi non basta, avere un’arma non basta, avere tendenza alla violenza nemmeno e nemmeno essere sotto stress.
Sono tutti fattori di rischio, tutti buchi del groviera. Fino a quando non si allineano producono sofferenza e disagio ma non catastrofi.
Dovremmo essere più onesti con noi stessi e con gli altri e, anziché cedere alla tracotanza di chi spiega a posteriori, dovremmo ammettere che la vera prevenzione consiste nel tornare al nostro lavoro, ovvero a proporre spazi di ascolto, momenti di condivisione e di prossimità rispetto alla fatica della vita, occupandoci di singolarità, nella speranza continua che i buchi non si allineino.